L’immagine che abbiamo di noi stessi può essere molto diversa da quella che gli altri hanno di noi, soprattutto se siamo insicuri. Ho sempre pensato che crescere significhi riconciliare il “cosa penso di me” con il “cosa pensano gli altri di me”. È un concetto troppo difficile da spiegare ai bambini? Niente affatto. Per apprenderlo, basta seguire le tracce di Gattobrutto, il gatto che si credeva brutto, protagonista dello splendido albo di Silvia Oriana Colombo, edito da Verbavolant.
LA STORIA
Gattobrutto è un micio bruttino,
un po’ nero e un po’ grigiastro, col pelo ingarbugliato, aggrovigliato,
indomabile e disordinato.
I suoi fratelli, invece, sono carini, hanno un portamento fiero e il pelo soffice. Consapevole
di essere il più brutto, Gattobrutto se ne sta per conto suo. È convinto che a
nessuno possa piacere accarezzare quel suo pelo orrendamente aggrovigliato e
decidere di uscire da solo. In effetti il suo pelo è così attorcigliato che vi
rimane incastrata ogni cosa: un nido, dei fiori, una chiocciola.
Il suo manto
diventa persino il rifugio di un topolino che sta fuggendo dal gatto predatore
vicino di casa.
Quando Gattobrutto torna a casa, però, finisce col sorprendersi.
La signora Franca, padrona di casa, la sua mamma e i suoi fratelli, notando che nel pelo
Gattobrutto nasconde diversi oggetti, sono convinti che il gattino li abbia
raccolti per loro e lo ringraziano calorosamente.
Quell'odioso pelo, il punto
debole di Gattobrutto, è in realtà la sua fortuna. Ma soprattutto quale
stupore, quello di Gattobrutto – il gatto che non si credeva degno di ricevere
coccole – quando la sua mamma lo accoglie dicendogli “Ma dov'eri andato, mi hai
spaventata! Guarda come ti sei conciato… fatti pulire il tuo bel manto nero”.
IMPRESSIONI
Per quanto semplice, trovo questa storia straordinaria, in
grado di divertire (Gattobrutto è proprio buffo!) e far riflettere sulle
potenzialità di ognuno.
Le illustrazioni sono molto coinvolgenti, con disegni che
ispirano tenerezza e relax. Meraviglioso l’incipit della storia raffigurato da un
letto in cui tutti i protagonisti sono comodamente rannicchiati nel letto a
prolungare la pigra serenità della domenica mattina. esempio irresistibile di cosleeping che tutte le donne "gattare" possono capire!
I colori sono caldi e
vibranti, le pagine di un bel cartoncino spesso tutto da accarezzare. Il linguaggio è ricco, la narrazione è impreziosito
da una frase (la descrizione del pelo di Gattobrutto) che si ripete come la
strofa di una canzone e che i piccoli lettori, inevitabilmente, imparano a
memoria, arricchendo il proprio vocabolario.
Per noi Gattobrutto, è una perfetta #letturadellabuonanotte.
Ketty