Ultimamente ho scritto tante recensioni di libri per bambini. Ho diverse bozze pronte da pubblicare, ma oggi voglio dare precedenza a un libro per adulti che ho appena finito di leggere e che, forse, non avrei recensito se non mi fosse balzata agli occhi la notizia che ha riempito i tg e quotidiani in questi ultimi giorni.
Donna di Bergamo uccide il suo stalker.
Prima reazione.
Oh per fortuna non è stata uccisa lei, questa volta!
Tra l'altro non l'ha nemmeno fatto volontariamente, perché stava solo cercando di fuggire dall'uomo che l'aveva accoltellata giusto un paio di volte, facendo retromarcia dopo essersi rifugiata in macchina.
Certamente i miei pensieri, di fronte a questa vicenda, non possono che essere solidali e comprensivi, anzi direi sollevati.
Inoltre, come vi dicevo, ho appena finito di leggere il libro di Raffaella Lattanzi, Una storia nera, che racconta una triste realtà, quella che vivono molte donne sedotte e poi violentate psicologicamente, oltre che fisicamente, dai propri uomini.
Un romanzo adatto a chi ama i gialli come me, consigliato a chi è predisposto a letture "un attimino" angoscianti e che tengono in suspense fino alla fine. Un po' debole il finale della storia, ma comunque accettabile.
La trama, come avrete capito, ha come protagonista una donna che non riesce a liberarsi dell'uomo con cui sta da una vita, se non il giorno in cui decide di ucciderlo. Se non lo avesse fatto lei, lo avrebbe fatto lui prima o poi, come più volte detto dall'uomo, padre dei suoi 3 figli, che passava dall'essere amabile e perfetto a mostro spaventoso, nel giro di pochi minuti. Una tortura fisica e psicologica nei confronti della moglie e dei figli che, crescendo, ritenevano tutto normale e naturale. Nemmeno mille sedute dallo psicologo avrebbero potuto salvare questa famiglia, se non la tragedia.
Mentre leggevo provavo un forte fastidio, uno stato d'animo che non mi ha abbandonato nemmeno i giorni seguenti, perché purtroppo sapevo di leggere una storia vera o comunque ispirata ai tanti casi di violenza domestica che si sentono quasi giornalmente.
E quante ce ne sono di storie così, che rimangono intrappolate tra le pareti di una casa in cui si immaginava solo amore e complicità?
La storia della donna di Bergamo mi ha provocato un piccolo sospiro di sollievo, un barlume di speranza in mezzo ai tanti silenzi e all'impossibilità di farsi salvare.
Vivy
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Donna di Bergamo uccide il suo stalker.
Prima reazione.
Oh per fortuna non è stata uccisa lei, questa volta!
Tra l'altro non l'ha nemmeno fatto volontariamente, perché stava solo cercando di fuggire dall'uomo che l'aveva accoltellata giusto un paio di volte, facendo retromarcia dopo essersi rifugiata in macchina.
Certamente i miei pensieri, di fronte a questa vicenda, non possono che essere solidali e comprensivi, anzi direi sollevati.
Inoltre, come vi dicevo, ho appena finito di leggere il libro di Raffaella Lattanzi, Una storia nera, che racconta una triste realtà, quella che vivono molte donne sedotte e poi violentate psicologicamente, oltre che fisicamente, dai propri uomini.
Un romanzo adatto a chi ama i gialli come me, consigliato a chi è predisposto a letture "un attimino" angoscianti e che tengono in suspense fino alla fine. Un po' debole il finale della storia, ma comunque accettabile.
La trama, come avrete capito, ha come protagonista una donna che non riesce a liberarsi dell'uomo con cui sta da una vita, se non il giorno in cui decide di ucciderlo. Se non lo avesse fatto lei, lo avrebbe fatto lui prima o poi, come più volte detto dall'uomo, padre dei suoi 3 figli, che passava dall'essere amabile e perfetto a mostro spaventoso, nel giro di pochi minuti. Una tortura fisica e psicologica nei confronti della moglie e dei figli che, crescendo, ritenevano tutto normale e naturale. Nemmeno mille sedute dallo psicologo avrebbero potuto salvare questa famiglia, se non la tragedia.
Mentre leggevo provavo un forte fastidio, uno stato d'animo che non mi ha abbandonato nemmeno i giorni seguenti, perché purtroppo sapevo di leggere una storia vera o comunque ispirata ai tanti casi di violenza domestica che si sentono quasi giornalmente.
E quante ce ne sono di storie così, che rimangono intrappolate tra le pareti di una casa in cui si immaginava solo amore e complicità?
La storia della donna di Bergamo mi ha provocato un piccolo sospiro di sollievo, un barlume di speranza in mezzo ai tanti silenzi e all'impossibilità di farsi salvare.
Vivy