Quando nostro figlio/a inizia il percorso scolastico ci poniamo
tante domande. La prima è sicuramente: “ Si sentirà a suo agio? Gli insegnanti
sapranno rasserenarlo all'inizio di questo nuovo inizio pieno di incognite?”
Vi racconto una storia.
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Tutto è iniziato 43 anni fa ma io ho avuto la fortuna di
scoprirlo solo qualche mese fa.
Un sabato pomeriggio qualunque, il mio bambino ed io eravamo
al supermercato. Lui era seduto nel vano seggiolino del carrello e si dilettava
con un sacchetto di plastica, provando a gonfiarlo come un palloncino. Fra uno
scoppio e un altro, come al solito, mi indicava col dito gli oggetti
del suo desiderio.
All'improvviso, mentre ero girata col capo verso il banco frigo,
si levò dal mio carrello una voce entusiasta: “Mamma, guarda. La mia maestla!”
(la “r”, a quei tempi, non era ancora pervenuta sulla lingua di mio figlio).
Lo
esclamò con la gioia di chi ha visto un angelo o una fata.
Per un attimo ebbi la sensazione che tutto il supermercato si fosse
immobilizzato, come in una di quelle scene da film in cui il tempo si ferma e
restano tutti cristallizzati nella propria posizione.
In effetti molte persone si
erano fermate e, incuriosite dalla voce cristallina di mio figlio, si erano girate verso di noi per vedere chi fosse quella maestra che suscitava il suo batticuore.
Chi si voltò in realtà vide molto di più che una donna e un bimbo.
Poté ammirare
un abbraccio. Al richiamo “La mia maestla!” lei si era avvicinata e, in un
gesto naturale, aveva avvolto delicatamente mio figlio fra le sue braccia. Mi commuovo ancora
mentre lo scrivo.
Quella scena, di una maestra che vuole bene al suo piccolo
allievo, con spontaneità, fu come una rivelazione, la tessera chiave del
mosaico che ti conduce alla soluzione dell’intero puzzle.
Le altre tessere sono queste...
Lei era la maestra che, il primo giorno dell’inserimento, lungi
dal voler creare soggezione, si era presentata ai bambini chinandosi e piegandosi
sulle ginocchia per essere alla loro altezza e guardarli dritto negli occhi.
Era lei che, intuendo subito i gusti ludici di mio figlio, si era lanciata, con i suoi 60 anni suonati, in una faticosa corsa dietro al pallone in giardino, pur di mettere il bimbo a suo agio
nelle prime ore d’asilo della sua vita.
Era sempre lei che, all’ennesima fiera di beneficenza per
la scuola, aveva ancora una volta preparato delle cose da vendere, lei che dopo
decenni di lavoro forse poteva permettersi di lasciare fare agli altri, per una
volta.
Era lei la maestra che, al colloquio individuale, parlava
del mio bambino con descrizioni accurate e intensità di sguardo, uno sguardo
fatto di lampi limpidi di celeste, due finestre aperte sul mondo dei fanciulli.
Era lei che, sempre al colloquio, non si limitò a
raccontare due cose, come fanno certi insegnanti burocrati con la passione
rinsecchita come il fieno ma si era preoccupata anche di raccogliere le foto
scattate durante i laboratori e creare degli album personalizzati per ciascun bambino.
Non posso dimenticare la dolcezza con la quale, mostrandomi le foto di mio
figlio, mi raccontava non solo dei progressi nelle attività ma anche delle sue
emozioni...“Guarda qui com’era stupito di vedere Babbo Natale…, Guarda qui come provoca per ridere..."
Poi disse: "NOI ci divertiamo tanto con la pasta di sale": proprio quel "NOI" che esprime un coinvolgimento ben più profondo della mera diligenza nel proprio lavoro.
Mentre la maestra parlava e le
foto scorrevano, io sentivo fluire il calore del suo affetto verso i bambini.
Infine - finale travolgente - la maestra, aprendo la sua borsa, mi consegnò una “sorpresa”,
facendo traboccare il vaso della mia commozione: una foto di mio marito che era
stato suo allievo 40 anni prima. La conservava ancora, ne ricordava i dettagli!
Si, perché mio marito e mio figlio hanno avuto entrambi lei
come maestra d’asilo e la bellezza è che, a quaranta anni di distanza, in questa donna è
sempre accesa la stessa passione.
Non sono laureata in pedagogia ma posso giurare che,
mettendo insieme tutte queste tessere, frammenti di una donna dai gesti semplici
e straordinari, ho riconosciuto un'immagine, quella della maestra ideale.
Grazie di cuore, Fabiana.
Ketty e Leonardino