La sindrome da “assalto alla diligenza” è quel turbamento interiore che colpisce di solito le mamme quando
tornano a casa, dai figli, dopo qualche ora di assenza.
Io ne soffro da qualche mese quando torno dal lavoro.
E’ un disturbo a due fasi.
Fase A: l’ansia del ritorno “Non vedo l’ora di riabbracciare
i miei bambini!”
Fase B: l’ansia di scappare “Ohmammamia, sto per arrivare al
cancello di casa. Cosa mi faranno? Riuscirò a sopravvivere?”
Si, perché quando sto per varcare la soglia del giardino che
circonda la mia casa, mi assale un timore.
Perché quei miei due dolcissimi figlioli che magari hanno
trascorso il pomeriggio in giardino con i nonni, in mansuetudine e gentilezza,
non appena mi intravedono da lontano al cancello, subiscono una metamorfosi kafkiana.
Io entro. Il bambino mi vede, smette di giocare, si
immobilizza, lo sguardo iniettato di sangue e latte, prende la rincorsa e
precipitandosi vertiginosamente verso di me, urla: “Mammaaaa!”.
La bambina, intercettando il passo del fratello, si lancia a
sua volta verso di me in una corsa folle e veemente: “Maaaaammma” !
Che se per caso non ho voglia di far sapere a tutto il
vicinato che sono a casa, con questo sistema di “allarme
infantile” più potente del GPS, la mia localizzazione è invece subito resa nota
a tutto il paese.
La corsa dei due bambini, che ognuno inizia in solitaria, in
qualche millisecondo diventa una gara senza esclusione di colpi a chi mi salterà
addosso per primo.
I due bambini sono ora più agguerriti di due banditi del far
west. Al galoppo! Prendiamola! Assalto alla diligenza!
#noncelapossofare
Si, ho un po’ d’ansia. Perché sono settimane che quando
varco il cancello, ci resto schiacciata da due bambini appassionati che si avvinghiano
a me in un abbraccio che dice:“Ci sei mancata, ora sei nostra, non andrai più
via”. E non riesco a schiodarmi da quel cancello!
“Amori miei, tranquilli, non vado più via
oggi ma… almeno fatemi entrare in casa… lasciare la borsa pesante… infilare le
pantofole… andare in bagno… (il minimo sindacale dopo una giornata di lavoro, o no?)".
Niente. Quando sei sotto sequestro, sei sotto sequestro.
Ho capito ormai che o riesco a entrare in casa di
nascosto, come una ladra; o è meglio che mi ricordi di fare la pipì in ufficio
e di portare le pantofole in auto per indossarle prima di varcare il famoso
cancello, prima di subire l’assalto alla diligenza.
Piccoli stratagemmi di una mamma “ricercata”, dead or alive.
E voi?
Ketty
P.S. Se il racconto vi è piaciuto, cliccate sul tag #noncelapossofare e scoprite gli altri episodi della saga inventata e diffusa dall'amica blogger Mammaalcubo
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6 commenti
Lascia un commentoUguale uguale! Quando il venerdì mi dico "ora prendo i bambini, torniamo a casa e passiamo un bel pomeriggio insieme.." dopo 500 metri loro si stanno azzuffando in macchina e io mi sono quasi pentita di aver desiderato una famiglia tranquilla con cui vivere.
ReplyÈ la metamorfosi che mi strabilia, finché non ci sono io sono bambini pacati poi il delirio... ce la dobbiamo fare...
baci e buon lunedì
Buon lunedì, Super mamme! Che la forza sia con voi!
ReplyAh ah in ostaggio!
ReplyIo la vivo un po' diversamente perchè prendo prima il piccolo all'asilo e dopo un'ora il grande alla fermata del pullman. Le poche volte che li lascio a mia mamma però quando rientro in casa la scena è molto simile! Quello che mi sconvolge di più è l'assalto verbale: millemila parole al secondo contemporaneamente da parte di tutti e due, e zero tempo di togliersi le scarpe e appoggiare la borsa :-)
Fenice, tremenda la metamorfosi! Mi consola sapere che anche qualcun altro vive esperienze parallele simili!
ReplyBuona giornata! Kiss
Ketty
Grazie mille, cara Anna Maria!
ReplyFelice settimana!
Ketty
Mamma al cubo, vero!!! Un fiume di parole! Povere noi! ;-)
ReplyKiss
Ketty