Atto primo: una sconosciuta in casa
Ti è mai capitato di entrare nel bagno di casa tua e
trovarvi una sconosciuta: “Scusi, ma lei chi è e che ci fa nel mio bagno?”
Poi, continuando a parlare, renderti conto che quella
sconosciuta ha qualcosa di famigliare, somiglia a qualche tua parente … però ha
un aspetto decisamente più trasandato di quella parente: occhiaie grigio viola,
capelli legati con tre pinze di colore diverso e tuttavia scompigliati, camicia
fucsia su pantaloni da tuta verde pisello e sneakers blu… Ahi, se la vedessero Enzo e Carla di “Ma come
ti vesti?”: occorrerebbe più di una puntata su Real Time per salvarla da questa immagine
disastrosa.
E deriderla e quindi, continuando a riflettere ad alta voce, renderti conto che quella donna sconosciuta con la quale stai parlando è un riflesso nello specchio e allora, istintivamente, girarti alle tue spalle per vederla meglio e per invitarla gentilmente a lasciare la tua casa.
Ma, a quel punto, fare la spaventosa scoperta che dietro le tue
spalle c’è solo la parete del bagno e comprendere - faticosamente comprendere –
e riconoscere – con travaglio interiore riconoscere – che quella racchia nello
specchio sei tu, dopo una giornata in casa, senza marito, con i bambini …
A nulla è valso andare ieri al parrucchiere a farti le meches
rosse e i riccioli di moda o comprare qualche completino
primaverile che valorizza i punti di forza del tuo corpo.
Una giornata in casa annulla gli effetti di ogni stilista.
#noncelapossofare
Atto secondo: una montagna in bagno
Ti sarà capitato, la sera, dopo aver fatto addormentare i
bambini, di mettere a posto nei cassetti i vestiti e i panni lavati, morbidi e
profumati di appretto, nutrendo in te la serenità di aver messo tutto in
ordine. Com'è rilassante l’ordine!
Magari ti sei stancata ma, come sentimento,
dopo una giornata in compagnia della
lavatrice e dell'asciugatrice, prevale la soddisfazione.
Dopotutto sono entrambi elettrodomestici utili
e comprensivi: chi può capirti meglio di una lavatrice quando hai i nervi e
i pensieri che ti girano a mille giri al minuto? Chi è più empatico di un’asciugatrice
quando hai qualche lacrimone da asciugare e disponi addirittura di cinque
programmi di asciugatura, dal rapido all’extraforte?
E quindi decidi di andare anche tu a letto e passi dal bagno
per lavarti i denti e accarezzarti il
viso con una morbida crema ma, ivi giunta, ti trovi davanti uno scenario terrificante: una montagna invalicabile fra te e il lavandino.
In quel momento ti assale una crisi di
identità, pensi di essere passata in un'altra dimensione.
Chi sono? Una alpinista? Dove sono? Ai piedi dell'Everest?
Però è una montagna colorata - guarda bellina!- è tinta di rosa come le dolomiti al tramonto.
E ci sono prati un po’ fangosi e simpatici animaletti sorridenti come le
caprette di Heidy, le caprette “che fanno ciao”, quelle famose che nella sigla le vedi
saltellare così allegramente che ti domandi se invece di mangiarsela se la
fumano l’erba …
Però poi, in prossimità di quella montagna, tu senti un
odore acido che non può essere quello del muschio di montagna e intravedi forme
di vita (maialine, folletti, dinosauri) che nella montagna non hanno il loro
habitat naturale e, allora, guardi meglio.
Così, dolorosamente, stropicciandoti gli occhi, realizzi che trattasi non di una montagna verdeggiante bensì di un mucchio invalicabile di vestiti dei tuoi bambini, asciugamani e panni vari, accatastati in terra, ai piedi del lavandino.
Un mucchio che i bambini e il marito hanno formato in modo silenzioso e infingardo mentre tu eri a
colloquio psicoanalitico con lavatrice e asciugatrice.
Un mucchio posato sul pavimento in una
posizione tale che non solo ti impedisce di ignorarlo ma anche di lavarti i
denti e concederti quell'agognata cremina sul viso.
Di lavare panni non si finisce mai. #noncelapossofare
Atto terzo: la scomparsa
Ti sarà capitato di sabato mattina di fare un lungo bagno a tua
figlia, pettinarla accuratamente, profumarla e vestirla per benino; il sabato niente vestiti
comodi da asilo, un po’ di creatività nell'abbigliamento!
E poi, dopo il
bagnetto, la bimba ti chiede di colorare con le matitone atossiche che non macchiano.
Vedi che è
tranquilla lì sul tappeto a disegnare e pensi: “Ora posso anche andare a
prepararmi un caffè in cucina”.
Perché chiaramente anche il sabato hai fatto la
levataccia, si sa che i bambini si svegliano sempre allo stesso orario, mica conoscono la differenza fra giorni feriali e festivi.
Nel frattempo ti telefona un’amica che non senti da un po’ e
cominci a chiacchierare amabilmente, origliando ogni tanto alla porta del
salone per verificare che la piccola sia ancora pacifica. La telefonata dura qualche minuto in più del solito.
E tu, dopo questa meritata pausa dalle faccende di mamma,
contenta e ricarica di energia, decidi di tornare a giocare con la tua bambina.
Apri la porta del salone e … la bimba non c’è più!
Dove sei amore mio?
Giri per la casa, sai che a lei piace giocare a nascondino. La chiami e non risponde!
Aiuto, aiuto! Scomparsa … Polizia! Nonni
! Carabinieri! Dogana!(NDR i nonni non sono a caso fra le forze di protezione civile).
E nella casa c’è silenzio, non si muove una foglia, persino
il cane brontolone è muto.
Scomparsa nel nulla, l’hanno portata via i fantasmi.
Avrei dovuto credere a mia cognata quando mi
ha detto che in questa casa c’è il fantasma della bis-nonna: tutti quegli
oggetti spostati dalla notte alla mattina e quei rumori sinistri che attribuivo
al vento invernale…
Dove sei, figlia
mia? Come posso liberarti?
Poi, quando ti assale la disperazione di aver perso la
figliola, la vedi sull'uscio della porta del bagno.
Ed è allora che respiri, respiri forte, molto forte, non perché tu sia sollevata ma perché il respiro profondo ti aiuti a mantenere la calma.
Perché la piccina non era stata rapita
dal fantasma della bis-nonna ma dalla strega della vanità che l’ha condotta
davanti allo specchio a truccarsi con i tuoi trucchi oramai tutti sbavati sul
viso, i capelli e le mani, lavati appena un’ora prima, e tutti sparsi sul
grazioso vestitino tenuto in serbo per il weekend.
Non si finisce mai di lavare i bambini.
#noncelapossofare
Ketty
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Questo post partecipa all'iniziativa lanciata da Mamma al cubo che accoglie nel suo blog i contributi relativi a #noncelapossofare
7 commenti
Lascia un commentoAhahah stupendi! La strega della vanità non viene dai miei maschioni, ma manda suo cugino Mister Decorazioni Osè (ovvero nei posti proibiti come muri, divani, tovaglie, copriletti...)!
ReplyAtto quarto
ReplyE' impossibile tenere la casa pulita per più di mezz'ora di fila #noncelapossofare
Hai finalmente messo in ordine "alcune stanze" (tutte sarebbe impossibile), quanto meno la sala. Hai pulito le piccole macchie che inevitabilmente si formano a terra, catturato la polvere con lo swiffer...
Sei proprio fiera e appagata, in pace.
Ma...basta davvero poco per spezzare quel senso di pace appena conquistato:
- "mamma mi dai l'acqua?" - "Si, amore, subito".
Ora...ditemi...come mai è automatico che l'acqua vada a finire inevitabilmente anche a terra!!??
- "mamma, mi dai un biscotto?"...
Eccolo sbriciolato per tutta la casa e sul TAPPETO. A niente è servito dire e pregarla di mangiare il biscotto a tavola o quanto meno nei pressi della cucina.
- "mamma, giochiamo con le tempere?"
Come dirle di no...Sei stata fuori tutta la giornata per lavoro e non puoi negare a tua figlia/o il piacere di fare qualcosa con te.
Inutile che io dica adesso dove vada inesorabilmente a finire il colore!!!
Gettiamo la spugna: #noncelapossiamofare
Vivy;-)
Ahahahaha....che risate, Ketty! :) Resisti!
ReplyP.s. bellina lei tutta impiastricciata :)
Atto quinto
ReplySabato pomeriggio è tempo di pulizie in casa. Dopo aver lucidato tutto a dovere, compreso il grande terrazzo di cui è dotata la tua nuova casa, sei a pezzi e vorresti solo addormentarti e risvegliarti dopo un paio di giorni. Ma la visione dei tuoi bimbi che allegramente si rotolano a terra godendo della casa (e del terrazzo) pulita ti soddisfa a tal punto che riacquisti le forze perdute. Finché non senti un urlo: “mammaaaaaa guarda cosa ha fatto il piccoletto!”. Il cuore sta già battendo forte per la paura di scoprire cosa ha fatto “il piccoletto” in questione. Ti basta appena mettere il naso fuori per vedere il tuo bel terrazzo (ex bel terrazzo pulito) interamente ricoperto di terra e la pianta del nonno…come dire…spacciata.
“E che cavolooooo!” vorresti urlare, anzi urli e basta perché certe volte sei tu la protagonista del libro consigliato da Vivy e certe volte ti metti a gridare forte così si accorgono che ci sei e che hai sgobbato tutto il pomeriggio per dare alla tua casa una pulizia che è durata solo pochi secondi…#noncelapossofare
Atto sesto
Esci dall’ufficio dopo una giornata di lavoro, arrivi in autobus all’asilo per prendere Didi, prendi un secondo autobus per andare alla materna a prendere Cami, ti incammini verso casa con due scalmanati e per fare 300 metri impieghi 15 minuti di orologio. Stremata varchi la soglia di casa e un po’ con le buone, un po’ con le cattive, riesci a fare la doccia a entrambi i perenni scalmanati chiedendoti che droga useranno mai per tenersi sempre attivi. Ti stupisci quando ti senti chiedere: “mamma possiamo giocare alla parrucchiera qui in cameretta mentre tu cucini?”. Qualcosa ti dice che sarebbe meglio non fidarsi ma quando vedi i due malfattori tranquillamente seduti l’uno (il finto cliente) difronte l’altra (la finta parrucchiera) che amabilmente, armati di pettine e spazzola, fingono l’una di fare lo shampoo all’altro, ti dai della malfidata, vergognandoti di dubitare dei tuoi angioletti e decidi di andare a preparare la cena. E’ solo dopo essere riuscita a cucinare tutto indisturbata (troppo indisturbata) che i dubbi di prima ti riassalgono e che ti spingono ad andare a vedere se i tuoi bimbi sono ancora vivi. Non sei ancora entrata in cameretta che già trovi sul pavimento tracce di capelli…ciuffi di capelli…ciocche intere di capelli…ed è allora che….ma…ma…”Cami non avrai mica tagliato i capelli a Didi, vero?” “Io?...nooo!” “Ma come no, tu neghi l’evidenza, ma cosa hai combinato? Sei in punizione.” “Ma dai mamma, è carino con i capelli corti!”. Si, proprio carino, sembra il prigioniero di un gulag staliniano…#noncelapossofare
Ahaha Raffa...l'atto sesto è quello che ci ha fatto morire durante la nostra pausa pranzo!!! Mitica Cami!!!:-) Vivy
ReplyEhehe bellissimo questo post! ...attendo con trepidazione l'atto settimo...e l'ottavo..il nono....
ReplyComplimenti per il post! Il mio #noncelapossofare #zzub è ben diverso!
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