In una piovosa giornata di novembre, dopo dodici ore di
travaglio, nasceva un’energica bambina.
Poco dopo, in una silenziosa stanzetta con un lettino dotato
di due confortevoli cuscini, un’ostetrica porgeva una neonata ad una donna dal volto
provato ed i capelli arruffati.
La donna, su indicazione dell’ostetrica, offriva il suo seno
alla piccola, per allattarla.
La piccina le si attaccava immediatamente, senza neanche
fare le prove, sembrava che l’istinto le avesse già fornito le istruzioni
precise.
Quella donna, sentendo la neonata ciucciare con forza al suo
seno e avvertendo l’intensità di quell'intimità, scandiva lentamente a se
stessa queste parole: “Io so-no mam-ma”.
E’ andata così.
La prima poppata è stato il momento della luminosa
consapevolezza: da donna in attesa ero diventata mamma.
Col secondo figlio è andata allo stesso modo.
Per questo, non potevo non dedicare un post alle poppate.
Perché la prima poppata è stata magica ma tutte le altre sono, similmente, degli eventi indimenticabili.
Ecco una “carrellata” delle poppate principali che ho vissuto con la primogenita e vivo col secondogenito.
I primi giorni dopo il parto abbiamo provato le “poppate incendio”.
Il cuore era infuocato d’amore mentre stringevo fra le
braccia quell'essere dolce e innocente.
Nel frattempo i capezzoli, in attesa di
adattarsi alla nuova attività, erano a loro volta in fiamme. “Chiamate i
pompieri, per carità! Ma solo per domare il dolore al seno, intendo; il fuoco
dell’amore me lo tengo e, in ogni caso, è inestinguibile”.
Poi sono iniziate le "poppate di orientamento": tutte le
volte che la creatura ha paura perché portata in una situazione nuova,
cerca il mio seno. “Dammi la bussola, mamma, dammi il tuo seno”, sembra dire.
La paura si
stempera istantaneamente col calore del seno. Succhiando, mi fa capire:“Qui mi sento al sicuro, mamma. Ero naufragato in quel letto troppo
grande rispetto al tuo ventre. E che paura quelle voci sconosciute in quella
strada! Per non parlare di quella strana temperatura che sento sulla pelle
quando sono lontano dal tuo corpo. Ora, attaccato a te, sto bene”.
E stiamo
sereni tutti e due.
Si materializzano, tutti i giorni, delle “poppate poesia”.
Mentre ciuccia, ci
guardiamo negli occhi e dialoghiamo in silenzio, battendo le ciglia.
Seguono le carezze.
Le sue sono sublimi: piccole dita morbide che sfiorano la mia testa. E' come se i miei capelli fossero le corde di un’arpa e la sua mano le suonasse.
Io ricambio con un massaggino delicato dai piedi alla testa però le mie mani non sono soavi come le sue.
Le sue sono sublimi: piccole dita morbide che sfiorano la mia testa. E' come se i miei capelli fossero le corde di un’arpa e la sua mano le suonasse.
Io ricambio con un massaggino delicato dai piedi alla testa però le mie mani non sono soavi come le sue.
Ogni tanto il piccolo si esprime in “poppate di dominio”: si
attacca vigorosamente, apre la manina e la impone sul mio seno in un gesto che
significa platealmente “Questo è mio, non provare a muoverti di qui, sono io che dò gli
ordini.”
Capita anche di stare male e allora entrano in azione le “poppate
antidolorifico”. Il messaggio è chiaro: “Mammina, mi fa male il pancino e sento uggia alle gengive,
che ne dici di darmi qualche gocciolina di quel gustoso elisir chiamato latte
di mamma?”.
Qualche minuto di allattamento e il dolore è passato o forse c’è
ancora ma è un sottofondo rispetto al benessere del conforto materno.
Nei tempi morti, non mancano le "poppate di trastullo":
“Mammina, mi annoio, posso giocare con te?”. Queste poppate sono molto
divertenti perché sono accompagnate da
un sorrisino beffardo. Si attacca, ciuccia pigramente due-tre volte mentre mi
fissa con sguardo astuto, si stacca, fa un sorriso di scherno, si riattacca un’altra
volta e continua così per qualche
minuto.
Difficilissime sono le "poppate spacca-schiena", quelle che
richiede dopo ore in cui l’ho tenuto in braccio e la schiena comincia a farmi male.
E allora stacco, chiedo scusa e spiego alla mia creatura che io, la
sua mamma, ho bisogno di una pausa e che devo concedere ristoro al mio corpo
affaticato altrimenti piango anch'io.
Quando è successo, sembra che abbia capito e, se
non ha capito, mi è venuto in soccorso lo splendido marito che vanta un buon repertorio di distrazioni per bimbi.
Se qualcuno si avvicina a me per chiacchierare o, peggio
ancora, se si avvicina a me qualche bambino per giocare, esplode il grido “Eeeeehhh!”
Emergenza poppata! E’ una sottospecie
della poppata di dominio, nella forma di “poppata gelosia”.
Ci sono giorni che
non posso neanche rispondere al telefono, protesta fermamente, pretende la mia
attenzione in via esclusiva.
Almeno una volta al giorno, ci concediamo la “poppata cantata”.
Durante la
poppata ascoltiamo musica distensiva oppure canto delle canzoni. Io non so
cantare ma mi piace farlo e siccome ho notato che il piccolo gradisce le mie
canzoni (anche la primogenita per la verità) persino quando stono, lo “sfrutto” come pubblico compiacente delle mie
esibizioni.
So che non avrò altre occasioni del genere nella vita!
Piuttosto complicate sono le “poppate esplorazione”.
Se, per caso, mentre allatto, prendo un libro
da leggere o afferro il telefonino per scrivere un messaggio, la placida
creatura, continuando a succhiare, fa partire la manina verso l’oggetto con il
proposito di agguantarlo e capire cos'è. Non vi dico che dolore quando prova a
girarsi verso l’oggetto, pur restando attaccato a ventosa a me.
Ovviamente, non
riesco a leggere il mio libro né a usare il telefono.
Ci sono state "poppate esercizi di pazienza", quando qualche
conoscente ha sentenziato con disprezzo “Non
è troppo grande? Non gli si addice la puppa!”
Sarei stata tentata di risponderle ironicamente :“Guarda, ti sbagli, questo vestito
non è “marca Puppa” e mi sembra che gli
stia così bene….”
Invece ho preferito risparmiare il fiato e l’ho fatto
sprecare alla mia interlocutrice, prima o poi ne avrà carenza e smetterà di
giudicare il prossimo.
In estate abbiamo avuto delle “poppate ludoteca”.
Siccome ero in vacanza al mare e il pupo, appena nato, non faceva altro che ciucciare, sia in spiaggia che al ristorante, accadeva che i bambini ospiti dell’hotel, durante le poppate, si avvicinavano o ci guardavano da lontano, completamente ipnotizzati dalla scena e interrogavano vivacemente i propri genitori o me sulla scena di cui erano spettatori.
Accadono anche le poppate “di tutto un po’”, quelle che i bimbi fanno quando hanno i cosiddetti
scatti di crescita, così lunghe che dentro ci sta tutto, dalla colazione al
gioco pomeridiano al film di seconda serata.
“Giornata allattante più che
allettante”, commentò il marito una domenica di scatto di crescita.
Estremamente utili sono le "poppate camomilla da viaggio".
Ne "usufruisco" durante i viaggi in aereo e in treno.
Al minimo accenno di smarrimento, mal d'orecchi o nausea, il bimbo cerca il seno e sprofonda nel relax, lasciando che anch'io mi lasci cullare dalle vibrazioni del mezzo di trasporto.
Estremamente utili sono le "poppate camomilla da viaggio".
Ne "usufruisco" durante i viaggi in aereo e in treno.
Al minimo accenno di smarrimento, mal d'orecchi o nausea, il bimbo cerca il seno e sprofonda nel relax, lasciando che anch'io mi lasci cullare dalle vibrazioni del mezzo di trasporto.
Dopo lunghe e faticose giornate, arriva la "poppata della
buonanotte", quella che consegna la creatura al sonno un po’ più duraturo.
Certi
giorni sono così stanca e l’aspetto con così tanta ansia che ieri,
su twitter, partecipando all’hashtag sulle favole della sera (iniziativa della
bravissima mamma Federica), stavo scrivendo #poppatadellabuonanotte anziché #letturadellabuonanotte!
Poi ho vissuto, con la primogenita, "l’ultima poppata".
Una mattina, come al solito,
ho offerto alla bimba il seno, prima di andare al lavoro.
Lei mi ha guardata
con espressione consapevole, mi ha sfiorato appena il seno, lo ha lasciato
andare e mi ha chiesto un abbraccio.
Ed io, comprendendo che la mia principessa era pronta per
altre forme di nutrimento del corpo e dell’anima, l’ho fissata con un misto di
orgoglio e malinconia.
Lacrimuccia… una fase importante della nostra vita era
finita.
Grazie a Dio, quel nodo in gola è durato poco: dentro me
stava crescendo un altro bambino col quale avrei percorso di nuovo le struggenti
e variopinte “vie delle poppate da mamma”.
Ketty
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Con questo post partecipo all'iniziativa di Genitorichannel Io allatto alla luce del sole che vuole sostenere l'allattamento contribuendo a rendere questo gesto così "normale" da essere normale davvero, cioè una pratica da inserire in tutti gli aspetti della nostra quotidianità, con facilità, senza timori di sguardi, commenti, consigli fantasiosi e fastidiosi, nel rispetto delle scelte di ciascuna madre, bambino, famiglia.
Ketty
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Con questo post partecipo all'iniziativa di Genitorichannel Io allatto alla luce del sole che vuole sostenere l'allattamento contribuendo a rendere questo gesto così "normale" da essere normale davvero, cioè una pratica da inserire in tutti gli aspetti della nostra quotidianità, con facilità, senza timori di sguardi, commenti, consigli fantasiosi e fastidiosi, nel rispetto delle scelte di ciascuna madre, bambino, famiglia.
10 commenti
Lascia un commentoChe bello questo post!!! E quanta verità!! Mi ritrovo un po' in tutto, specie in quell'ultima poppata, che anche il mio ha fatto, e quel pianto che ho fatto quando ho capito che sì, era anche per noi finito quella fase: mi sono accorta improvvisamente che era cresciuto.
ReplyMeraviglioso il modo poetico in cui descrivi ciò che io stessa ho vissuto e sto per rivivere... adesso mi aspetta solo di capire, dato che allatto ancora e sarò presto di nuovo mamma, se la mia piccola continuerà o si fermerà! Ha quasi tre anni e prende giusto per dormire e le rare volte per coccola... ma apprezzerà il colostro? Oppure non le farà "un baffo", si cuccherà la purga supervitaminica e continuerà a poppare? Lo scoprirò tra pochissimo, manca un mese alla nascita della sorellina!
ReplyCrescono troppo in fretta!
ReplyCi sono primogeniti che, alla nascita del fratellino/sorellina, reagiscono cercando ancora più coccole e contatto materno ed altri che vogliono fare "i grandi". La mia ogni tanto mi dice apertamente: "Mamma, oggi hai tenuto tanto lui in braccio, mi fai le coccole?" . Buon ultimo mese di attesa! Facci sapere quando nasce. Ke
ReplyCiao, sono Viviana e sento di condividere anche io la mia esperienza sull'allattamento dato che è stata completamente opposta a quella di Ketty ma pur sempre meravigliosa (non all'inizio ma dopo si).
ReplyCosa è più importante? la serenità e tranquillità della mamma o allattare a tutti i costi, anche se la condizione non è delle migliori per la mamma?
Il primo giorno in ospedale l'ho passato a piangere tutto il tempo. Tutte uscivano dalla sala parto con i propri figli attaccati al seno, sembrava che lo facessero da sempre...La mia, nata 3 settimane prima, piccolina e assolutamente pigra (una caratteristica che ha mantenuto nel corso del tempo...x es...ancora adesso che ha 3 anni 1/2 si vuole fare imboccare a casa e all'asilo!!) non era assolutamente interessata al mio seno. E' stata a digiuno un giorno intero. La regola ferrea, caldeggiata dalle ostetriche di turno, era: o latte materno o nulla!
va bene...ma se non si attaca??? La lasciamo morire di fame? ve la immaginate la scena di me che vedevo tutte che allattavano e io NO....xchè la mia...dormiva e basta e non si attaccava?
Le ho provate tutte: le coppette di silicone (di varie marche)...perché.il mio capezzolo non aveva un appiglio giusto, il tiralatte...
Ve la faccio breve perché non voglio tediarvi: ho resistito un mese esatto tra doppie pesate, latte stentato con coppetta di silicone e aggiunte artificiali. Vi dico solo che dopo nemmeno un mese dal parto mi è tornato il ciclo, per quanto poco mia figlia era riuscita a ciucciare da me! Il tiralatte??? ho provato il manuale, quello elettronico...ecc...Usciva una gocciolina a stento.
Ho vissuto il primo mese con mia figlia tra lo smarrimento e l'ansia di non essere all'altezza della situazione. Capisco che sia giusto consigliare e fare di tutto per far dare il latte materno ai figli e quindi capisco anche l'atteggiamento delle ostetriche in ospedale; però non con quell'aria quasi di rimprovero se non è possibile o anche se la mamma per es non vuole.
Io non sono per l'allattamento a tutti i costi. Ok, è il latte migliore e il SOLO...ma credo anche che l'amore di una madre non si misuri solo da quello. Non mi permetto quindi di giudicare nessuno, neanche le mamme che magari hanno tutte le condizioni giuste (bambino che si attacca senza problemi, ecc) ma decidono di non farlo.
Non c'è niente di male, i bambini crescono bene lo stesso...e non credo nemmeno alla storia degli anticorpi dato che TUTTI i bambini allattati (di mia conoscenza) si sono ammalati e si ammalano esattamente come i bambini allattati poco o niente.
Io so solo che quando ho preso la decisione di farla finita con le doppie pesate e l'allattamento misto (il mio e l'artificiale), passando al solo BIBE, mi sono sentita riavere. Ogni volta per me era un dramma e credo che mia figlia lo percepiva, esattamente come me.
Abbiamo avuto e ancora abbiamo un rapporto simbiotico e unico lo stesso e sapete una cosa???
Ancora adesso la mattina e la sera prima di dormire mia figlia vuole il latte nel biberon e SOLO DA ME. Non lo accetta da nessuno, Se io non ci sono lo prende in tazza.
Questo perché, anche se con un pezzo di plastica e silicone, siamo riuscite comunque a creare il NOSTRO momento, la nostra bellissima abitudine insieme.
Una cosa inoltre è certa: se avrò un altro figlio e mi si riproporrà la stessa situazione, non aspetterò nemmeno un secondo per chiedere un biberon...Non è l'allattamento al seno ciò che rende le mamme speciali o perfette.
Prima di tutto la serenità e tranquillità della mamma, senza i giudizi di nessuno (soprattutto delle ostetriche).
Un bacio
Vy
Eccomi qui a commentare su un argomento molto scottante....
ReplyIo trovo che tu sia stata fortunatissima a vivere l'esperienza dell'allattamento così come l'hai vissuta.
Mi ritrovo di più nel racconto di Vy però...
Mia figlia, a quattro giorni dalla nascita, è andata in ittero da fame! Ancora niente montata, lei succhiava e usciva troppo poco per le sue esigenze e, francamente, ritrovarsi in ospedale con la tua prima figlia color giallo limone e che, per di più, non si sveglia dal sonno profondo in cui è caduta per debito di nutrimento, è esperienza da non augurare a NESSUNO!!
Da allora? Un calvario dato dalla scelta di affrontare comunque l'allattamento misto pur di non sentirsi da meno rispetto alle tue amiche che già al secondo giorno avevano seni grondanti latte.
Prima l'attaccavo al seno e poi al biberon e, quando ha iniziato ad impigrirsi nella suzione dal seno, dopo ogni singola poppata, passavo il tempo a tirare il latte per far credere al mio corpo di aver necessità di produrre più di quanto lui non fosse disposto a fare. Per cinque mesi e mezzo!
Cinque mesi e mezzo durante i quali ho subito le occhiate ed i commenti pseudo compassionevoli di amiche/nutrici perfette!
Cinque mesi e mezzo di lacrime e frustrazione e senso di inadeguatezza totale nei confronti di mia figlia!
Poi però le cose cambiano ed ho iniziato a conoscere persone che mi hanno aperto gli occhi e mi hanno detto: "guardala!" E cosa succede a te mamma quando ti dicono di guardare tua figlia? Ti accorgi che tu e lei siete una cosa sola, che vi amate alla follia a prescindere dall'allattamento al seno.
Capisci solo allora che non sei mamma di serie B; sei la SUA mamma ed hai fatto tutto quel che potevi per darle il meglio; ed il meglio era nurtrirla e farla crescere con il tuo sostegno, amore e un nutrimento adatto, fosse il tuo latte, quello artificiale o entrambi.
Questa la mia storia... spero sia utile a chi si sente inadeguata e venga apprezzata da chi è stata più fortunata di me.
mamma Simo
Cara Amica mia Viviana e cara Simona, grazie dei vostri commenti!
ReplyAscoltare un’esperienza diversa è sempre fonte di arricchimento, ci fa uscire dal nostro guscio, genera quel fluido magico che si chiama “empatia” fra le persone.
Vi rivelo un piccolo retroscena del mio post. Quando ho scritto il racconto, la mia prima intenzione era di non pubblicarlo, di lasciarlo solo ai miei figli nel loro diario (come sa anche la Vy, durante entrambe le gravidanze ho scritto un diario che donerò ai miei figli quando saranno più grandi).
Poi ho deciso di pubblicarlo con una seconda intenzione: raccontare alle altre mamme un’esperienza che per me è straordinariamente positiva, descrivendo anche i momenti “chiaroscuri” che si vivono durante l’allattamento.
Perché anche noi donne che allattiamo abbiamo tante difficoltà: stanchezza, dolori al seno e alla schiena, sbalzi ormonali, impossibilità di fare programmi precisi per il giorno e la notte per via delle poppate “a richiesta”, occhi e lingue indiscreti di conoscenti che si intromettono sul “come – dove – quando” allattare, assurdi articoli di giornale che ci accusano, quando allattiamo oltre il sesto mese, di essere madri possessive ed egoiste (che assurdità!) , sguardi non proprio benevoli di alcune mamme che non allattano ecc. ecc.
Non a caso esistono tanti libri, associazioni e gruppi di aiuto rivolti alle mamme che vogliono allattare quanti ce ne sono in favore di mamme che non allattano.
Insomma, sia che si allatti , sia che non si allatti, noi mamme siamo sempre nell’occhio del ciclone!
Ecco perché è importante un approccio senza pregiudizi, giudizi e categorizzazioni.
E se proprio dobbiamo usare le categorie “serie A” e “serie B”, vorrei urlare che le madri che si prendono cura dei propri figli, pur con modalità diverse , sono tutte di serie A!
Penso che le madri di serie B siano solo quelle che fanno intenzionalmente male ai propri figli ma si tratta di tutt’altre storie lontanissime da questo contesto!
Grazie ancora e al prossimo racconto!
Ketty
«...Ci guardiamo negli occhi e dialoghiamo in silenzio» descrizione perfetta di un legame unico e immenso, senza confini. Bellissimo post mi ha portato indientro nel tempo. ^_^ grazie.
ReplyCiao ragazze, x la mia esperienza condivido tutto quanto scritto da ketty perché ha fotografato esattamente tutto quello che accade quando si allatta al seno. Ma è proprio da esperienze come la tua che ho scritto il post sul mio Blog 'Allattamento tra senso del dovere e del piacere', perché sono tante le mamme che provano i tuoi stessi sentimenti quando non possono o non riescono ad allattare, pur volendolo. Credo sia importante che passi questo messaggio e che le mamme siano accompagnate in questa fase della vita per evitare che la vivano con senso di colpa e frustrazione. Ma perché poi???
ReplyQuanta dolcezza e quanta verità!
ReplyHo faticato tanto e mi sono intestardita, ma col primo figlio, nonostante mi dicessero che non avevo latte, sono riuscita a far partire un allattamento durato 22 mesi.
Quando è finito ero più triste io del mio bambino.
Ora, col piccolo, la magia è ricominciata.
Che dono che mi ha concesso la maternità! Inestimabile!
Bellissimo e dolcissimo post, complimenti!