Figlia mia,
sei
nata dopo ore di travaglio lunghe e uggiose, un po’ come il tempo autunnale
che imperversava fuori dall'ospedale quel giorno.
Ci
siamo affaticate entrambe nel parto, spingevo io e sentivo che spingevi anche
tu con tutte le tue forze di piccola creatura che bramava di compiere il primo
respiro su questa Terra.
Forse
anche per questo tuo sforzo personale sei nata bruttina: testa deformata, nasino schiacciato, pochi capelli, occhi grigi.
Un dolcissimo anatroccolo ma brutto come nella fiaba.
I
primi giorni ti parlavo usando vezzeggiativi di ogni tipo ma di certo non mi
veniva spontaneo chiamarti “Bella figlia mia”.
Non
dico che ero delusa, ero un po’ perplessa.
Poi, col passare di qualche settimana, sei fiorita.
Nei
mesi i tuoi occhi hanno assunto il colore del
cielo. I tuoi capelli, lucidi e forti, hanno catturato le nuances del miele
d’acacia e di castagno. Le tue guance,
lisce e morbide, sono state percorse dal rossore delle fragole.
Eppure,
anche dopo questi meravigliosi cambiamenti, sono rimasta un po’ perplessa, stavolta occupata da un altro tipo di perplessità.
Ai
miei occhi, infatti, eri così bella che non sapevo resistere e ti adulavo e mi ritrovavo a voler comprare per te i vestiti più graziosi o a
scartare le foto che non mostrassero il tuo profilo migliore.
Finché
un giorno mi sono domandata: “Sarà giusto sottolineare così l’aspetto della sua
bellezza esteriore?”.
Mi
son detta di no. Proprio no.
La
bellezza fisica è un aspetto esaltante ma così fragile!
Il
tempo e gli eventi possono deturparla facilmente.
I
canoni della bellezza fisica cambiano continuamente creando in molte donne
l’illusione di essere considerate belle finché, presto, un nuovo modello di
bellezza s’impone.
L’industria
della bellezza esteriore minaccia continuamente il concetto che le donne di ogni età hanno di se stesse.
Sembra scontato dirlo, non è altrettanto scontato interiorizzarlo: la bellezza vera è in tante altre qualità personali.
Ti
auguro, allora, che dietro quegli occhi celesti, brillino sempre lampi
d’intelligenza.
E
quei capelli color miele proteggano una testa sempre ricolma di idee, fantasia
e determinazione.
La
tua boccuccia, possa imparare a dischiudersi in risate di autoironia.
E,
a discapito di chi proverà a propinarti creme ad effetto lifting, io ti auguro un
giorno di avere tante rughe.
Le
rughe del pensiero sulla fronte, come quelle di Rita Levi Montalcini.
Le
rughe dell’ispirazione intorno agli occhi, come quelle di Alda Merini.
Le
rughe della ribellione sugli zigomi, come quelle di Rosa Parks.
Le
rughe dei sorrisi di fede e bontà come quelle, indimenticabili, di Madre Teresa
di Calcutta.
Mamma Ketty
Post per #aedidigitali, tema della settimana #specchio
Questo post ha partecipato inoltre, nel 2014, all'iniziativa " #Talk to your daughter – parla a tua figlia ", lanciata da Claudia Porta sul suo blog La casa nella prateria.
Parliamo alle nostre figlie prima che lo facciano le aziende che promuovono un modello di donna-Barbie.
3 commenti
Lascia un commentoChe bel discorso rugoso! Mi auguro anch'io le rughe di questo tipo! E' forte la mia kettina| M. L.
ReplyFantastico questo post!!! Ti ho nominata nel mio blog.. HAI VINTO UN PREMIO!! http://manidipizzo.blogspot.it/2014/03/sono-stata-nominata.html?m=1
ReplyBrava, sono d'accordo! Anch'io cerco di insinuare nelle testoline delle mie bambine concetti un po' più profondi e duraturi della bellezza, tipo la simpatia, l'intelligenza, l'amore per il prossimo e per la natura......non é facile, visto i tempi che corrono, ma magari qualcosa di tutto quello che cerco di comunicare loro un giorno, chissá, dará i suoi frutti....
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